Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA) è beneficiario coordinatore del progetto Life+ Natura: “Forests of the Apennines: Good practices to coniugate Use and Sustainability” (FAGUS)
per un importo di € 1.244.038, finanziato per il 68% con fondi della
Comunità Europea, della durata di 40 mesi a partire da novembre 2012. Il
programma comunitario LIFE nasce nel 1992 per contribuire allo sviluppo
e all'attuazione della legislazione e della politica comunitaria in
materia ambientale e sin dall'inizio ha indirizzato le proprie azioni
anche alla protezione degli habitat e delle specie interessate dalle Direttive CEE “Habitat” (conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche) e “Uccelli” (conservazione degli uccelli selvatici). L'obiettivo
principale del progetto FAGUS è assicurare la conservazione a lungo
termine di habitat prioritari nelle foreste dei Parchi Nazionali del
Cilento, Vallo di Diano e Alburni e del Gran Sasso e Monti della Laga
(PNGSML). Le foreste sono tra gli ecosistemi più complessi del
pianeta. In particolare, la vita nelle faggete appenniniche si esprime
in numerose forme. Tra i vari gruppi che compongono la fauna e la flora
sono presenti in tali ecosistemi quelli che risultano più significativi
nello studio delle foreste temperate sono, oltre alle piante che sono i
produttori primari più rilevanti e costituiscono la struttura
dell’ecosistema forestale, i funghi ed i coleotteri saproxilici, ossia
che hanno bisogno della presenza del legno morto, gli uccelli che sono
legati alla presenza di "alberi habitat", i licheni che sono spesso
legati alle caratteristiche delle cortecce degli alberi e le piante del
sottobosco che emergono dalla lettiera. Nell’ambito del progetto Life FAGUS
i rilievi di questi gruppi tassonomici inizieranno in primavera. E’ in
via di definizione il piano di campionamento, che permetterà di trarre
più informazioni possibili dai rilievi di campo sull’effetto delle
azioni di conservazione previste attraverso uno schema di confronto tra
aree di intervento ed aree di non intervento. I Dipartimenti di
Biologia Ambientale dell'Università La Sapienza di Roma e
dell’Innovazione nei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali
dell'Università degli Studi della Tuscia, parteciperanno al progetto
oltre che con il proprio staff, anche con la collaborazione di esperti
di altri Enti.
Il Progetto FAGUS nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Il
territorio del Parco rappresenta un’area di grande interesse
naturalistico, sia per l’elevata diversità fisica, climatica e
biologica, sia per il valore biogeografico e lo stato di conservazione
delle biocenosi e del paesaggio. Il valore scientifico, paesistico, e
l’interesse storico-culturale di quest’area hanno determinato
l'inserimento del Parco nella lista delle Riserve di Biosfera del
Programma MAB UNESCO, nella lista dei “Siti UNESCO Patrimonio
dell’Umanità”, quale paesaggio culturale unitamente ai siti archeologici
di Paestum, Velia e la Certosa di Padula, e nella Rete Europea e
Globale dei Geoparchi. Il progetto Life FAGUS si concentrerà su due Siti di Interesse Comunitario (SIC), quello dei Monti Alburni e quello del Monte Motola. Il
SIC dei Monti Alburni ricade quasi completamente nella regione
climatica temperata, salvo che per le aree poste alle quote più basse,
ed è occupato da un massiccio carbonatico interessato da numerosi
fenomeni carsici (grotte, doline, inghiottitoi, etc.). I boschi di
faggio sono la tipologia di vegetazione più diffusa in questo SIC, e
sono stati suddivisi in due tipologie: le faggete termofile poste a
quote più basse (da circa 900-1000 fino a circa 1300-1400 m s.l.m.); e
le faggete microterme, alle quote più alte. In questi boschi gli alberi
di faggio sono accompagnati da cerri (Quercus cerris), ontani (Alnus cordata), tassi (Taxus baccata) e agrifogli (Ilex aquifolium).
Queste due ultime specie crescono in condizioni di clima spiccatamente
oceanico e su suoli profondi e caratterizzano l’habitat prioritario
9210* “Faggeti degli Appennini con Taxus ed Ilex” che sarà oggetto di
interventi di conservazione. L’altra area interessata dal progetto si
trova nel SIC Monte Motola. Anche in questo caso il clima è
prevalentemente temperato e si tratta di un massiccio prevalentemente
calcareo. Come per gli Alburni, anche qui il bosco di faggio occupa gran
parte del SIC e viene distinto in due tipologie che si distribuiscono
in due fasce altitudinali differenti. La peculiarità delle faggete del
SIC Monte Motola è la presenza di nuclei di abete bianco (Abies alba), habitat prioritario (9220* “Faggeti degli Appennini con Abies alba”) oggetto delle azioni del Life FAGUS.Il Progetto FAGUS nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga
Il
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga si caratterizza per
una notevole diversità degli ecosistemi forestali, che difficilmente è
possibile riscontrare in altre aree della penisola italiana. Tale
diversità è dovuta sicuramente alla molteplicità di ambienti,
contraddistinti dalle differenti caratteristiche geomorfologiche dei tre
principali massicci montuosi che costituiscono l’area protetta. I
boschi coprono oltre la metà dell’intera superficie del parco e le
faggete con Tasso, Agrifoglio e Abete bianco (habitat cod. *9210 e
*9220) sono le tipologie forestali maggiormente diffuse. Proprio la
conservazione e la corretta gestione di tali formazioni, da attuare
attraverso la sperimentazione di pratiche selvicolturali maggiormente
sostenibili, rappresentano uno dei principali obiettivi da perseguire e,
proprio in quest’ottica, il parco ha aderito al progetto LIFE “FAGUS”. Le
azioni previste dal progetto verranno realizzate in due specifici
contesti ricompresi all’interno del Sito di Importanza Comunitaria
IT7110202 “Gran Sasso”. La prima area, individuata principalmente per la
presenza dell’habitat 9220* “Faggeti degli Appennini con Abies alba”,
è la foresta demaniale di “Codaro - Campiglione”, nel Comune di
Crognaleto (TE), gestita sin dal 1955 dal Corpo Forestale dello Stato -
Ufficio Territoriale per la Biodiversità dell’Aquila. Circa l’85% della
foresta demaniale, che si estende per 320 ettari, è appunto
caratterizzata da faggete con presenza di nuclei di Abete bianco.
Proprio gli individui di Abete appaiono qui vigorosi e in rapido
accrescimento. L’abbondante presenza di rinnovazione, inoltre, è
indicativa della presenza di condizioni mesoclimatiche ideali per questa
specie, considerata invece in quasi tutta Italia in forte declino a
causa della maggiore competitività del faggio, dovuta anche alle mutate
condizioni climatiche rispetto al periodo compreso tra 10.000 e 20.000
anni fa, quando l’abete trovava il suo optimum. La seconda zona, individuata invece per l’abbondante presenza dell’habitat 9210* “Faggeti degli Appennini con Taxus ed Ilex”,
è ricompresa nei territori gestiti dalle Amministrazioni Separate per i
Beni di Uso Civico di Intermesoli e Pietracamela (TE), anch’esse
coinvolte nel progetto. Nella zona, dove sono le particolari condizioni
climatiche a favorire l’abbondante presenza di Tasso e di Agrifoglio,
sono presenti nuclei di boschi vetusti, tra i quali si annoverano il
bosco Aschiero e il bosco di Fonte Novello, in cui vegetano esemplari di
faggio di dimensioni monumentali e che raggiungono circa i 500 anni di
età.
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