Articolo di risposta
Ho scritto una lettera aperta ai cittadini, avevo e ho la convinzione che i lettori, non tutti per carità, ma quelli che vivono la realtà altavillese, possano aver compreso i miei intenti.
Non è facile evitare che qualcuno, per così dire, portato per un’analisi sceneggiata e creativa, allestisca un personale teatro di burattini, si balocchi con personaggi e vicende. Si agita, si dimena, fa le vocine e quando esce dal casotto, ansimante e sudaticcio, spera ci sia una folla ad applaudirlo.
Se mancano, misura e cautela, è inevitabile la deviazione interpretativa, la sceneggiata, appunto.
Pretendere di spiegare agli altri, per di più con presuntuosa sicurezza, che l’″interpretazione logica″ debba essere la propria, rasenta la saccenteria.
Le analisi proposte sono viziate, preconcette, per nulla serene, sono quelle di chi cerca conferme alle proprie invenzioni, corpi per dei fantasmi, sostanza per delle proiezioni mentali.
Un gioco che sul web finisce per spaventare persino chi lo pratica: spunta il paragone con il ″pizzino″, s’invoca l’intervento delle ″forze di PS″, si teme per la sintassi violata, si auspicano dimissioni, si propone una petizione, …
Ho una certezza: a tanti è arrivato il messaggio giusto, voluto; a pochi è successo di sovraccaricarlo, distorcerlo, brutalizzarlo.
Ma quale animosa risposta, quale reazione scomposta verso il mio gruppo, c’è invece una convinta assunzione di responsabilità: chi ha impegni amministrativi deve prepararsi a scadenze importanti per il nostro paese, i confronti che ci attendono impongono criteri di valutazione rigorosi e meritocratici.
C’è nel mio intervento la volontà di lavorare alla formazione di un’opinione pubblica che abbia concreti elementi di giudizio attraverso cui elaborare il consenso e il sostegno.
Non possiamo sottrarci dal metterci in gioco. Io sento di doverlo fare.
Nella trama dei rapporti tra le parti di un tutto, queste hanno sì le loro specificità, ma qualsiasi definizione è possibile solo ″in relazione″, una cosa è quella che è, perché così la fanno essere anche le altre. Nessuno si mimetizzi o, peggio, si estranei, ognuno svolga consapevolmente il proprio ruolo, senza finzioni, senza alibi. Siamo inseriti in reti complesse, chi pensa di lavorare concentrandosi sul suo orticello, agisce in modo parziale, non tiene in conto logiche più generali.
È questo il senso del mio scritto, se altri fanno letture diverse vuol dire che esso ha avuto il potere terapeutico di scuotere qualche indolente e forse di far affiorare qualche sommozzatore del retro-pensiero.
D’accordo è da sciocchi credere che tutti intendano ogni cosa e allo stesso modo. Un testo ″parla″ a livelli diversi, plurimi, il lettore lo filtra attraverso la sua esperienza. Ho fatto le mie valutazioni.
Di sicuro non mi ha guidato un modo falsamente dimesso e sgradevolmente pedagogico di ″spiegare a qualcuno cosa ha voluto dire″.
Non mi stupisce, dunque, chi parla di ″misterioso manifesto″ e poi, con gran disinvoltura (compiacimento!), usa degli ″appare chiaro″, ″è evidente″.
La propensione per l’intrico, l’artefatto, non fa cogliere l’evidenza, ha bisogno di reperire il codice adatto, perché ogni cosa, prima involuta e misteriosa, possa andare al suo posto, docile e chiara; nelle azioni e nelle idee altrui si cerca conferma delle proprie.
I perspicaci analisti sono allora soddisfatti, anche se ad Altavilla ″ormai ci tornano solo di notte″, ″rientrano giusto per venirci a dormire″, ″ci vengono una volta al mese″, etc., hanno dato un formidabile contributo all’informazione.
Alla faccia dell’effetto boomerang!
Enzo Giardullo
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