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venerdì 8 ottobre 2010

Cilento Express...ione di inefficienza

Pubblico volentieri la lettera pervenuta in redazione. L'autore è un caro amico del Nord che, ospite ad Altavilla, è incappato in un disservizio che poteva costargli un posto di lavoro... Inefficienza? Superficialità? A volte basta una disattenzione per avvalorare l'immagine stereotipata che si conosce del Sud e questo a discapito di chi lotta quotidianamente per screditarla.

Il Sud è un posto magico. Lo dico da nordico, che ogni tanto deve depurarsi dal nord isterico e petulante. Ho origini perfettamente oriunde, quasi con baricentro esatto: madre siciliana, padre toscano e nato in Piemonte. E proprio in Piemonte, dove risiedo, dovevo recarmi a fine agosto, interrompendo la vacanza cilentana, per la prova scritta di un concorso pubblico.

Cerco su internet, strumento ormai affidabile proprio perché alla rapidità nel reperire informazioni, unisce l’idea che quelle stesse informazioni siano le più aggiornate a disposizione.

Devo recarmi a Capodichino, all’aeroporto di Napoli per un low cost che mi porterà nella capitale sabauda in capo a un’ora e mezza. Da dove mi trovo, Altavilla, scopro che, per non scomodare troppo i miei ospiti, posso prendere un autobus e questo autobus si chiama Cilento Express.

Leggo Wired, una rivista mensile di tecnologia alla quale sono abbonato. Sono indietro e ho in mano il numero di febbraio 2010. Una rivista che sembra di filosofia per certi articoli. Proprio in quello che sto leggendo, si parla di un aliante solare, un progetto per volare con la sola energia del vento e del sole intorno al mondo. Si parla anche di una mongolfiera…

Fantastico: mi faccio portare all’ora giusta alla fermata di Agri Paestum, quella più vicina a dove mi trovo. Arriviamo sul luogo, un agglomerato di negozi e negozietti su uno stradone, con vocazione da centro commerciale. Entro e chiedo dove ferma il bus, non essendoci la “palina”, un posto che possa essere identificato come punto di sosta del bus in questione.

Il primo negoziante mi guarda e sorride, come se gli avessi chiesto se ha visto transitare qualche marziano con l’ombrellone sotto il solleone d’agosto. Ma ancora non mi dice che forse il bus in questione non passa. Dovrò arrivare al terzo negozietto con un proprietario un po’ più loquace e disponibile, per avere il dubbio insinuato esplicitamente: “guardi che forse questo autobus non passa più: è da molto che non lo vedo da queste parti”. Ottimo, anche se intanto il tempo passa e le possibilità di raggiungere Napoli si assottigliano. Chi mi accompagna, ci mancherebbe, si offre pure di portarmi direttamente a Napoli.

E per questo il Sud è un posto magico.

Ma sarebbe anche un posto meno surreale se, a fronte di una ulteriore ricerca su internet – ho un telefono di quelli moderni che si possono collegare al web – e, grazie a un’amica che mi ospita, arriviamo a fare la stessa telefonata e scopriamo la stessa cosa: il Cilento Express non esiste.

Non esiste più dal 2007. Siamo nel 2010 e, alla faccia della rapidità nell’inserire le informazioni e aggiornare il web, sono passati tre anni. Fate una prova e sulla oracolare pagina di Google inserite “Cilento Express”: vi dà ventinovemilacinquecento risultati in zerovirgolasedici secondi.

Interessante per una cosa che non esiste, non trovate?

“Bertand Piccard vede nel volo in mongolfiera una splendida metafora. Come si dirige una mongolfiera? Sapendo che l’atmosfera è fatta di diversi strati di vento, che soffiano tutti in direzioni diverse. «Quindi se vogliamo cambiare traiettoria, dobbiamo cambiare quota. Nella vita, ciò significa salire a un livello psicologico, filosofico e spirituale più alto», dice Piccard. Come si fa? Come si traduce la metafora in qualcosa di più pratico e quotidiano? In mongolfiera è facile: basta lasciar cadere la zavorra […] e si sale.”

Tutto bene quel che finisce bene: ho preso un affidabile treno esistente e resistente, nonostante tutto il male che si può dire, senza sbagliarsi di troppo, sulle ferrovie. Sono arrivato al pelo a Napoli, al pelo a prendere la navetta per l’aeroporto, al pelo per il check-in e per l’imbarco. Mi sono rilassato solo una volta seduto nel claustrofobico spazio assegnatomi dentro l’aeromobile. È il risultato che conta e qui concordiamo tutti. Ma sarebbe bello se almeno su questo il Sud magico diventasse tanto magico da dare il “colpo di reni” finale che, curiosamente consiste in questo caso, semplicemente nella cancellazione di informazioni sbagliate. Anche senza sostituire nulla: nessuno di noi teme l’horror vacui, ma teme moltissimo l’essere indotto volontariamente all’errore.

Penso alle parole che seguono ancora in quell’articolo che in aereo – non proprio una mongolfiera – riprendo in mano: «La gente parla di “spirito pionieristico” pensando che i pionieri sono quelli che sviluppano idee nuove. Non è così. Le idee nuove sono facili da avere. I pionieri sono quelli che hanno il coraggio di buttare fuori bordo molta zavorra. Abitudini. Certezze. Convinzioni. Dogmi. Paradigmi. E quando lo facciamo la vita non è più solo una linea che si sviluppa in una direzione o in una dimensione: diventa l’insieme di tutte le possibili linee che vanno in tutte le direzioni, in tutte le dimensioni».

Chiudo la pagina che sono già in quelle tre dimensioni, fisicamente intendo. L’aeromobile va, nel cielo azzurro sopra il mar Tirreno in direzione nord. Penso che non ci sarebbe niente di pionieristico nell’abolire le tracce web del Cilento Express. Penso che sarebbe bello se la zavorra di quei ventinovemilacinquecento risultati in zerovirgolasedici secondi di Google diventassero zero.

Che bello sarebbe se in questo modo una microscopica, ma comunque significativa, frazione del dogma “il Sud che non funziona” venisse abbattuto.

Luciano Celi

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