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lunedì 3 agosto 2009

Il cavallo Persano, storia ed ambiente

IL CAVALLO PERSANO:
LA SUA STORIA E IL SUO AMBIENTE


La pianura che si estende tra la riva sinistra del fiume Sele e la destra del fiume Calore, sino a lambire le falde dei monti Alburni, in provincia di Salerno, era una colonia Romana . Essa corrispone al territorio di cui parla Virgilio nel III libro delle Georgiche:
Est lucos silari circa ilicibusque virentum Plurimus
Alburnum volitans, cui nomen asilo Romanum est,
oestrum grai vertere vocantes .
Le vicende storiche, a partire dal 273 A.C., quando questo territorio divenne ager publicus, ci portano a comprendere il percorso che, iniziato con Persio, di cui probabilmente il nome Persano, arriva agli inizi del 18° secolo, quando Carlo III di Borbone s’invaghì della vasta tenuta e la barattò cedendo a Giuseppe De Rossi la baronia di Casal di Principe.
In tal modo, si era nel 1758, il feudo di Persano entrò a pieno titolo fra i beni personali dei Re Borbone.
Il feudo di Persano era allora diviso in tre parti

Terzo del Casino, comprendente la Ionta, corrispondente a quello che è oggi il civilissimo borgo di S. Cesario;
Terzo di S. Lazzaro, è l’attuale Baraccamento comprendente il Tempone e lo Spineto.
Terzo di mezzo, nucleo centrale del territorio compreso tra la Ionta e Baraccamento, ove è il Palazzo Reale.
Carlo III di Borbone dette immediatamente inizio alla ricostruzione della Casina di caccia, secondo pianta e relazione dell’Ingegnere militare Juan Domingo Pianz.
Nei momenti di difficoltà fu chiamato il Vanvitelli per ovviare ad alcuni dissesti statici avvenuti durante i lavori di costruzione del cortile. Si evince chiaramente che l’intervento di Luigi Vanvitelli fu certamente decisivo nel portare a termine l’opera completa, data l’osservazione della realizzazione architettonica che presenta analogie estetiche comparabili con la Reggia di Portici e la Reggia di Caserta .
L’edificio ha pianta quadrangolare e ha al centro un ampio cortile, circondato da un porticato continuo, intervallato da robusti pilastri. Nella parte opposta all’ingresso principale, di là dal cortile, vi è ancora la cappella dedicata alla Madonna delle Grazie. Essa è a navata unica; dal palco si affacciavano i sovrani, quando assistevano alla S. Messa.
All’interno della Chiesa ai lati ci sono ancora i quadri dipinti a Napoli da pittori della scuola di Posillipo.
Dopo il posto di guardia giurata, a destra, uno scalone monumentale conduceva agli appartamenti reali.
Alla fine dello scalone era stata sistemata, realizzata dal Canova, una cagna mastino con due diamanti incastonati al posto degli occhi.

La facciata posteriore, da cui emerge il maestoso campanile della cappella, è meno visibile per la presenza di una grossa costruzione ad essa addossata, detta Quartiere, dove trovavano alloggio i dipendenti del Re.
Carlo III di Borbone diede inizio alle opere di disboscamento, alla costruzione di strade e del villaggio per il personale, avente come obiettivo principale l’allevamento del cavallo .
I Borbone allevavano giumente anche a Carditello in provincia di Caserta e a Ficuzza, in Sicilia.
Nel 1741, in seguito alla firma di un trattato di pace e di commercio tra il Regno delle due Sicilie e l’Impero Ottomano, l’ambasciatore Turco Efendi in missione a Napoli portò al re come dono del Sultano, quattro stalloni di bellezza esotica in seguito a Persano razzatori per lungo tempo.
I Borbone fecero venire dalla Spagna riproduttori spagnoli che apportarono alla mandria regalità e andature di classe.
La Regia Razza assurse a grande rinomanza e molti furono i riproduttori che rinsanguarono le mandrie europee, in particolare Austria e Germania. Le caratteristiche del cavallo tipo erano così descritte: testa altera e quadrata, carica di ganasce, taglia non molto elevata, arti robusti, andatura rilevata.
Era evidente la volontà positiva dei Sovrani congiunta all’efficienza e competenza del personale, come si nota in una corrispondenza tra Ferdinando IV e L’Ammiraglio Acton:

“ Quella porzione del reggimento di Napoli che in diversi luoghi ho veduta, mi è piaciuta molto, così per i cavalli, come per la gente e la loro pulizia” (Archivio Stato Napoli – Sommaria). Altre corrispondenze furono una costante nel rapporto economico che veniva stilato nella corretta gestione amministrativa del sito reale.
Infatti: “ Rimetto nella Real Casa dell'amministrazione qui annessa una cambiale di ducati 100 a vista a firma di questo Don Gaetano Balestrino, sopra il duca di Miranda, affinché ella ne faccia l'incasso, per darne regolare conto, essendo detta somma proveniente dalla vendita di polledro sauro della Reale Razza di Persano”.
Palermo, 12 Aprile 1801
Trasmesso al Sig. Duca di Cannalonga – Napoli
Giovanni Tomai Segretario
(A.S.N.)
La giumente, che pascolavano libere insieme ai bovini e alle pecore, appartenevano un tempo al Principe di Torella, che aveva la sede principale in Basilicata.
La mandria era a forte connotazione arabo-berbera. Si preferivano gli accoppiamenti tra soggetti avente lo stesso mantello. I soggetti migliori venivano marcati con due corone al collo, e a volte riportavano anche l'anno di nascita.
Tale è l'archivio di stato di Napoli, fascicolo 137 “ E per me li suddetti ducati 70 li pagherete al signor Saverio Guarini, intendente del Real Sito di Carditello. Dite sono per lo intero prezzo di un cavallo a me venduto dalla Real Razza di Persano, marcato con due corone al collo e anno 1797, di manto storno, alto palmi 5 e ¾, di anni 4 in 5.
Firma
Napoli dicembre 1801 Salvatore Papale

Allo scoccare dell'Unità d'Italia, con la sconfitta militare dei Borbone, anno 1860 la mandria di Persano è rinomata in tutta Europa. Se ne avvantaggiano anche allevatori del circondario che nel frattempo avevano dato vita a consistenti nuclei di fattrici, immettendo gradualmente anche il riproduttore di puro sangue inglese.
Nel 1860 la gestione del Persano passò al Ministero della guerra con l'intento di produrre soggetti per rifornire i reggimenti di cavalleria.
Ma nel 1874 il Ministro Cesare Ricotti con un decreto sancì la soppressione della Real Razza.
La produzione migliore fu acquistata dagli allevatori più accorti.
Persano diventa un Centro Deposito Cavalli.
E’ col decreto n. 211 del 14 novembre del 1900 che il governo dell'epoca “ricostruisce la razza, con l'obbiettivo di riaffermare un ben determinato tipo di cavallo da sella per la truppa e di diffonderlo nelle razze private, offrendo agli allevatori a buone condizioni sia stalloni che fattrici con i prodotti che si otterranno “.
Furono ritrovate sopratutto con i dati segnaletici dei certificati di origine, presso le caserme di cavalleria , presso gli allevamenti dei dintorni, in Sardegna, in Sicilia e presso l'allevamento di S. Rossore le figlie delle cavalle di razza Persano, disperse nel 1874.
Si riparte con questo nucleo fattrici:

n. 61 indigene
n. 3 puro sangue arabo
n. 8 provenienti da S. Rossore (Ex razza Persano)
n. 10 Irlandesi
n. 3 Ungheresi
n. 15 Meticce anglo orientali
Il riproduttore è orientale, ma incomincia a farsi strada prepotentemente il puro sangue inglese. Si affacciano nel panorama ippico della piana di Salerno, i puro sangue inglese My First, Baccelliere, Baby Lon.
Persano preferisce la tecnica del meticciamento, pur mantenendo un limitato numero di fattrici a disposizione del puro sangue inglese.
Le prove funzionali che si tenevano tutti gli anni, generalmente nei mesi di maggio e ottobre , a Persano presso l'ippodromo Principe di Piemonte, servivano a verificare sul campo, attraverso un iter complesso e completo, la bontà delle scelte allevatoriali. Queste gare vennero espletate dal 1929 al 1952.
Diventa essenziale il riproduttore da utilizzare.
Lo stallone orientale proveniva da zone a vasta cultura equina come l'Arabia, la Siria, l'Egitto, la Persia . Questi soggetti non avevano padri e madri contaminati da sangue inglese.
Il puro sangue inglese invece deve le sue fortune ad un certo Mr. Weatherby che, intorno alla metà del 1700, scrive il suo famoso libro della genealogia, andando indietro nel tempo sino alle fattrici del Marchese di Mantova e della Duchessa di Torino.
Nella breve disamina della nascita del puro sangue inglese non si può ignorare la funzione del napoletano Prospero D'Osma, a cui fu affidato l'allevamento della Regina Elisabetta che versava in condizioni pietose. L'allevamento è ancora operativo ad Hampton Court, dopo 500 anni dall'intervento del Prospero D'Osma. Questo libro contiene i nomi di cento fattrici e di tre stalloni.
L'operatività di Persano è costituita da dirigenza militare, ufficiali di cavalleria e veterinari e una maestranza di circa 200 persone che nei mesi delle semine e della raccolta raggiunge anche le 500 unità.
I terreni a disposizione sono circa 3500 ettari.
L'altimetria è alquanto movimentata, riscontrandosi collinette e profondi valloni, degradanti verso i due fiumi Sele e Calore.
La zona adiacente ai fiumi è formata da bosco di alto fusto con la presenza del pioppo, dell' olmo, nonché della quercia , del rovere e del cerro.
Anche se l'allevamento del cavallo catalizzava le migliori energie, non si può ignorare la presenza della mucca podolica, animale poderoso destinato ai lavori dei campi ed alla fornitura di latte e derivati. Viveva e prosperava in simbiosi con il cavallo, connotandosi nella realtà sociale come fattore importante nella realizzazione di posti di lavoro. Generazioni di uomini calavano dai paesi circostanti, Altavilla Silentina, Serre, Albanella, Capaccio Pestum, i così chiamati “gualani”, cha avevano in custodia questo animale.
Ancora oggi sono visibili, dopo 50 anni dalla chiusura delle attività, nel complesso allora chiamato “vaccheria” i due silos e il capannone capace di contenere centinaia di animali, e la pila dell'acqua profonda e lunga per abbeverarli, quasi intatti a testimoniare una stagione della vita lunga e laboriosa che chiede, in nome della storia e del Meridione ,il recupero della razza che è in via di estinzione, per riabituarci all'uso della sua carne e del suo latte, anche se di minore resa quantitativa.
E' la dimostrazione positiva della civiltà contadina, che è un valore assoluto da non disperdere, anzi da sostenere.
L'allevamento del cavallo a Sud di Salerno cresceva e prosperava. Le migliori linee femminili, confortate anche dai risultati delle prove funzionali, venivano accostate ai p.s.i. erariali. Da qui Veronica, Dalila, Zagora madri dei superlativi Merano, Posillio, Pagoro, saltatori internazionali, vincitori di Olimpiadi e Coppa del mondo. Merano e Posillipo nascono sui terreni di Pontecagnano in provincia di Salerno di proprietà dei nobili Morese dal p.s.i. Ugolino da Siena. Pagoro dal p.s.i. Grazzano. Entrambi i p.s.i. appartengono alla famiglia del grande Teddy, uno dei più grandi razzatori di inizio secolo.
Il ridimensionamento dell'apparato allevatoriale avviene negli anni '50 con l'emanazione della legge di riforma agraria che porta come conseguenza la soppressione di alcuni centri e la nascita di Istituti di incremento ippico, al posto dei depositi stalloni. Persano diventa una sezione di posto raccolta quadrupedi, conservando un nucleo di fattrici selezionate fondamentalmente provenienti dall'antica razza Persano, con quattro stalloni. Relio, meticcio anglo orientale nato a Persano nel 1946, grigio come tutti i suoi antenati padri ad iniziare da Dsinghiscan, arabo ungherese di Babolna.
Sonetto, p.s.i. Sauro, di notevole mole, la cui famiglia di appartenenza ha dato numerosi rappresentanti nella pratica dell'incrocio per il cavallo sportivo. Sopratutto Erone, stallone sauro nato nel 1956 da Orona, madre molto qualitativa, nata nel 1943.
Ben comportatasi nelle prove funzionali del 1947 a Persano, fu scelta per partecipare al Criterium dei 5 anni a Roma. Vinse il 1° premio e fu impiegata come fattrice. Dall'incontro con Sonetto nacquero nel 1956 e 1958 Erone e Girona e nel 1957 Fiorona accoppiata con Monferrino, un' altro p.s.i. funzionante a Persano.
Da Relio a Talsazia nasce nel 1959 Icaro, grigio 1,67 con 22 cm. di stinco.
Talsazia baia, nata nel 1948 è figlia di Genzano, grigio da Baby Lon, stallone che a Persano ha procreato per circa 20 anni, servendo anche gli allevamenti privati.
Saadi, puro sangue arabo, operativo per pochi anni a Persano, accoppiato alle migliori linee, è presente nel pedigree di alcuni soggetti che sono attualmente tra i rappresentanti che caparbiamente difendono i valori di razza.
Con ciò affermiamo che la fattrice Persano ha nel suo patrimonio genetico la predisposizione all'esaltazione di qualità fenotipiche quali: una solida struttura scheletrica, un'indole molto docile, groppa larga, torace profondo e partecipazione attiva a prove funzionali e attitudinali.
Gli stalloni invece mostrano ampia cavalcabilità, treni anteriori e posteriori poderosi, vivacità, tendini distaccati e resistenti, linea atletica.
Quando si ventilò l'ipotesi, da parte della dirigenza militare, di trasferire la Real Razza presso il Centro Quadrupedi di Grosseto, la risposta da parte del personale dipendente fu un no netto e preciso, motivandolo con una ragione che nel corso degli anni si è rivelata esatta. Nel giro di poco tempo la razza sarebbe sparita,poiché non adatta a sopportare il clima avverso di quella parte della Maremma Toscana.
In seguito il provvedimento del ministro della Difesa Tannasi che trasferiva tutta la forza a Grosseto, si concretizzò il 30 settembre 1972, data in cui l'ultimo convoglio lascia i cancelli della tenuta, senza più farvi ritorno.
Al primo impatto ambientale alcune fattrici morirono, altre si ammalarono, altre ancora non riuscirono più a produrre nel loro normale standard, con i puledri che presentavano difetti e tare irreversibili.
Il Principe Alduinio Ventimiglia Lascaris Di Monteforte, nei sui terreni di Sicilia e in Toscana, alleva soggetti importanti delle migliori famiglie, le più antiche e prestigiose, di questa razza. Attraverso l’accorto meticciamento rinnova di anno in anno le caratteristiche del persano . Pur in presenza di un numero non grande si può dire che la razza è in via di recupero. Ma l’obiettivo più forte, più impegnativo che le migliori energie del salernitano si sono date riguarda il ritorno della mandria nei luoghi di origine, con lo scopo di favorire anche occasioni di riscatto sociale alle nostre popolazioni.
Antonino Gallotta
Presidente associazione
“Persano nel cuore"

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