Di venerdì 13 la cerimonia pubblica. Cirielli, e lo stato maggiore del Pdl, lo accoglie
Proprio di venerdì tredici? Ad Altavilla molti dei "costretti" a partecipare alla cerimonia pubblica, tenutasi a Cerrelli, di "conversione" al Pdl da parte del sindaco Antonio Di Feo, colpito di nuovo come Saul sulla strada di Damasco, hanno fatto ricorso a gesti apotropaici ma non l'hanno dato a vedere perché "pare brutto". Il venerdì 13 è meglio evitare di iniziare alcunché. Perché venerdì è il giorno in cui fu crocifisso Gesù. 13 era il numero dei partecipanti all'ultima cena. Un venerdì 13 del 1307 Filippo il Bello diede ordine di sterminare i cavalieri templari per impadronirsi delle loro ricchezze. E'deprecabile sedersi a tavola in 13 perché il tredicesimo convitato morirebbe entro l'anno. Di Feo a queste cose, evidentemente non ci crede se ha deciso, ancora una volta, di sfidare gli eventi. "Terque quaterque grattatio pallarum, extracto pilo maiore, omnia mala fugata sunt", aggiunse il professore colto che si ricordava di certa goliardia colta e così a Cerrelli si va. Ma non tutti capiscono e si calmano. "Il 13 è S. Antonio" dice il primo dei pensionati che dal paese sulla collina vorrebbe scendere per "farsi vedere". "Sì ma è venerdì", risponde l'amico che non c'ha voglia. Il tira e molla ha ridotto il pubblico all'essenziale di parenti, qualche consigliere comunale ed alcuni "fascisti" della prima ora felici di aver ritrovato "il camerata" che per qualche anno si era un po' traviato tra ex, ma pur sempre democristiani e comunisti.
HO UNA VESTE SORDIDA.
"La mia veste non è candida ma sordida" dice il sindaco di Altavilla Silentina. Non si sa se il riferimento è riconducibile alla circostanza del repentino abbandono del Partito Democratico. Di Feo fino alla settimana prima è stato componente della direzione regionale. Ed a Castelcivita, al Santo Spirito, ha preso parte ad un'assemblea zonale, nell'autunno del 2009. Magari ha avversato Bersani, d'accordo con l'altro fuggiasco Rutelli? Stava con i teodem della Binetti? No, a sostegno di Pierluigi era candidato Enzo, il suo vicesindaco, Giardullo ovvero il successore designato. Di Feo è stato finora sempre un allineato. Scartata le ipotesi "socialisti o popolari" le certezze ci dicono che il bye bye di Di Feo è stato seguito subito (per il momento) da Carmine Rizzo, assessore al commercio. Motivazioni ideali nisba, chi lo conosce giura su ipotesi di convenienze della congiuntura politica dei poteri locali . L'assessore di Carillia, Rizzo, rende noto come "sono già due anni che sto da quella parte". Ohibò. Noi Rizzo ce lo ricordavamo socialista nella prima Repubblica, ultimi anni a questa parte con tessera Ds e voto alle primarie Pd. Vox populi riferisce anche del "riposizionamento" del vicesindaco Enzo Giardullo, magari con l'Udc di Casini. Lui smentisce decisamente con il cronista: "Sono del Pd, m'incazzo se si fanno illazioni". Franco Cembalo, anche lui ex Ds, ora sta con l'Udeur e potrebbe presto "avvicinarsi" al Pdl. Con il Pdl c'è già Rosario Gallo. Dalla stessa parte è Michele Gallo, ritenuto un emergente della politica altavillese.
DI FEO, IL PEZZO PREGIATO
Il "pezzo pregiato", senza nulla togliere ai sunnominati, oggi è indubbiamente il sindaco. Antonio Di Feo nella prima Repubblica è passato, semplificando, dal Msi alla Dc, che ha assunto di volta in volta le sembianze del Ccd e dell'Udc, con qualche simpatia socialista (amico di famiglia dei Conte) a fare da intermezzo. Nella seconda ha veleggiato prima con il duo Mastella - Casini, poi rimane con Casini, per poi venire folgorato sulla via di Damasco da Alfonso Andria che l'ha portato per mano nel Pd. C'è, evidentemente, qualcosa da chiarire. Lui non si sottrae ed utilizza alla bisogna il giornale ufficiale del comune, Municipium. In un editoriale spiega i perché. Si dice "costretto" alla scelta per il Pd per il bene del paese. "Mi è stato chiesto ed io ho scelto di accettare". Seguono infine, il veleno è nella coda dicevano i latini, degli strali nei confronti di "frombolieri che si nascondono", "pentiti", colpevoli di uso di "linguaggio volgare" . Chi è nel mirino di Di Feo? La questione non è stata mai chiarita. Ripetiamo le sue invettive di allora per fare in modo che ora non sia tentato di ripetersi, o se lo farà, che almeno il lessico sia di nuovo conio. Nel Pd Di Feo è subito con Veltroni: "Questo rimescolamento di carte può essere molto fecondo. La nuova situazione che si apre è molto interessante", disse su "Il Mattino" del 19 agosto del 2007. Il rimescolamento al quale si riferisce è quello tra ex democristiani e comunisti. E si schiera a favore dell'elezione di Tino Iannuzzi, allora sostenuto congiuntamente da Bassolino e De Mita, alla segreteria regionale "democratica". Il primo segnale di "scollamento" (oggi è leggibile così, alla luce di quanto è appena accaduto) c'è già all'atto delle ultime elezioni provinciali quando prima Di Feo e poi il suo delfino Enzo Giardullo passano la mano e preparano "il gran rifiuto" per la candidatura. Rifiuta anche Cornetta e si passa così (su indicazione di Carmelo Conte) a Germano Di Chiara. Facciamo queste notazioni perché nella cerimonia semipubblica (non era stata pubblicamente annunciata), dice: "Mi presento al Presidente Cirielli e alla sua squadra così come sono, con i miei pregi ed i miei difetti: sono stato abituato a guardare avanti, senza, però, mai dimenticarmi del percorso fatto e da dove vengo".
BUSSO ALLA PORTA PDL
E continua: "Chi mi conosce da sempre - continua Di Feo - sa che le mie azioni sono state sempre fatte mettendo in gioco me stesso, la mia storia e non altri. E così è ancora oggi. Per mia formazione culturale, ho sempre creduto, e credo ancora, che non sarò certamente io con la mia azione a cambiare l'andamento delle vicende umane, ma cercherò sempre e solo di fare bene il mio compito, per amore dell'azione in se stessa ed in termini assolutamente impersonali. L'uomo si fa ancora più umile: "È per questo che ora, ancora una volta - afferma - mi avvicino ad un partito, per provare, ancora una volta, a dare il mio contributo, avvicinandomi a persone alle quali mi sento più affine per storia personale. E lo faccio in punta di piedi, ben conscio di dover fare, come è giusto che sia, il mio periodo di apprendistato. Cosa che farò seguendo le indicazioni che mi verranno impartite da chi da oggi formalmente è mio punto di riferimento". Il primo cittadino di Altavilla sottolinea che si tratta di una scelta personale e non istituzionale: "Lo dico perché ho rispetto delle scelte che ognuno si sente di fare all'interno della compagine amministrativa nata da accordi su un programma non sulle appartenenze dei soggetti attori. Lo dico perché sono abituato a frequentare coloro che operano nell'ambito istituzionale per la stima che ho nei loro confronti e non per la parte che occupano nello schieramento politico. Lo dico perché amo la diversità del contributo e non l'omogeneizzazione culturale". Vivaddio, allora ad Altavilla, si potrà continuare, e a coltivare, anche delle opinioni politiche diverse da quelle del potere dominante. "Agli amici - conclude Di Feo, in una nota-stampa distribuita un po' in sordina - ed a tutti gli uomini, si deve lealtà. Ed io, dopo averla enunciata, spero di darne testimonianza concreta a Edmondo Cirielli e alla sua compagine". Altre notazioni: Di Feo che ammette di aver "bussato alle porte del Pdl", "ero tentato dal disimpegno, in questo modo ho voluto continuare a fare politica", "come la salamandra del mito vorrei attraversare il fuoco senza bruciarmi", segue il consueto sciorinamento di "disciplina, onore e lealtà". E poi c'è la chiusa: "Il presidente Cirielli sappia che Antonio Di Feo è persona difficile da gestire ma leale". Non sappiamo se Alfonso Andria, suo precedente mentore, condivide quest'analisi. Il cronista lo immagina, ora, quantomeno perplesso.
Oreste Mottola
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A me sembra una scelta di grande coerenza: il capo e fondatore del Pdl insegna al mondo che si può far tutto, purché lo si faccia con assoluta disinvoltura.
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