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domenica 16 febbraio 2014

Bruno Mazzeo, maestro – giornalista, cantante e sindacalista




Bruno Mazzeo,  maestro – giornalista, cantante e sindacalista
di Carmine Senatore

Bruno Mazzeo nasce alla fine degli anni venti (il  1928), secondo di sei figli , di cui quattro maschi e due femmine. Il padre, mastro Antonio, era  quello che aveva insegnato il mestiere a mio padre. Mio nonno, pur essendo muratore, come era costume dei tempi, affidava l’insegnamento del mestiere ad un altro mastro, anche se poi andava a lavorare o in proprio o col proprio genitore. Michelino era il primogenito, e a lui era affidato l’educazione e l’orientamento professionali dei fratelli più piccoli. Fu così che Bruno, sotto la guida del fratello, divenne sarto. Però la sartoria non poteva dare un reddito adeguato a tutti, per cui avendo le possibilità, fu aperto un negozio, gestore del quale fu chiamato Bruno. Grazie all’aiuto di Manuccio di Lucia, precettore di gran parte di noi, conseguì la licenza media. Aveva 23 anni.  Bruno divenne l’attore drammatico per eccellenza delle recite parrocchiali. Lo si ricorda nel ruolo di Tommaso Moro, l’umanista cattolico che rifiutò di accettare l’atto di Supremazia di Enrico VIII e lo condusse alla pena capitale con l’accusa di tradimento. Grazie all’aiuto economico del fratello più grande, decise di prendere il diploma di maestro. Passò un paio d’anni in convitto da privatista. Nel 1954 si diploma. Negli anni ‘60, quando, lui incaricato annuale come maestro in località Bosco ed io insegnante nella scuola sussidiata in  Pian del Carpine, andavamo a scuola con la sua Seicento bianca.  Quando il Malnone straripava, era giocoforza  andare a piedi. Via obbligata: un viottolo nel Bosco di Camerine.  Mazzeo diventa dirigente della Coldiretti.  Con l’appoggio della Democrazia cristiana, gli agricoltori ottennero la loro pensione. Fu un avvenimento eccezionale per i tempi: ai contadini per la prima volta fu riconosciuto il diritto alla pensione, anche se modesta. Noi simpatizzanti di sinistra lo criticavamo, in quanto si faceva passare “un diritto”, per una concessione dall’alto. Sarà invece eletto con ampio suffragio prima consigliere  comunale e poi assessore ai lavori pubblici, guadagnandosi il soprannome di “Zaccagnini”, allora ministro dei lavori pubblici e che poi diverrà segretario della Democrazia cristiana nazionale. Era lui che durante le campagne elettorali teneva i comizi più seguiti. Possedeva una buona dialettica, aveva il gusto del motto di spirito e una buona dose di “faccia tosta” di fronte alla gente. Intonato, fu lui uno dei protagonisti del “Festival della canzone altavillese”   tenuto nella prima metà degli anni ’50.  Fu poi apprezzato corrispondente de “Il Mattino”. Si trasferì in seguito con tutta la famiglia a Salerno, dove vive, godendosi  la sua pensione.

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