Bruno Mazzeo, maestro – giornalista, cantante e
sindacalista
di Carmine Senatore
Bruno Mazzeo nasce alla fine degli anni
venti (il 1928), secondo di
sei figli , di cui quattro maschi e due femmine. Il padre, mastro Antonio,
era quello che aveva insegnato
il mestiere a mio padre. Mio nonno, pur essendo muratore, come era costume dei
tempi, affidava l’insegnamento del mestiere ad un altro mastro, anche se poi
andava a lavorare o in proprio o col proprio genitore. Michelino era il
primogenito, e a lui era affidato l’educazione e l’orientamento professionali
dei fratelli più piccoli. Fu così che Bruno, sotto la guida del fratello,
divenne sarto. Però la sartoria non poteva dare un reddito adeguato a tutti,
per cui avendo le possibilità, fu aperto un negozio, gestore del quale fu
chiamato Bruno. Grazie all’aiuto di Manuccio di Lucia, precettore di gran parte
di noi, conseguì la licenza media. Aveva 23 anni. Bruno divenne l’attore
drammatico per eccellenza delle recite parrocchiali. Lo si ricorda nel ruolo di
Tommaso Moro, l’umanista cattolico che rifiutò di accettare l’atto di
Supremazia di Enrico VIII e lo condusse alla pena capitale con l’accusa di
tradimento. Grazie all’aiuto economico del fratello più grande, decise di prendere
il diploma di maestro. Passò un paio d’anni in convitto da privatista. Nel 1954
si diploma. Negli anni ‘60, quando, lui incaricato annuale come maestro in
località Bosco ed io insegnante nella scuola sussidiata in Pian del Carpine, andavamo a scuola
con la sua Seicento
bianca. Quando il Malnone straripava,
era giocoforza andare a
piedi. Via obbligata: un viottolo nel Bosco di Camerine. Mazzeo diventa dirigente della
Coldiretti. Con l’appoggio della
Democrazia cristiana, gli agricoltori ottennero la loro pensione. Fu un avvenimento
eccezionale per i tempi: ai contadini per la prima volta fu riconosciuto il
diritto alla pensione, anche se modesta. Noi simpatizzanti di sinistra lo
criticavamo, in quanto si faceva passare “un diritto”, per una concessione
dall’alto. Sarà invece eletto con ampio suffragio prima consigliere comunale e poi assessore ai lavori pubblici,
guadagnandosi il soprannome di “Zaccagnini”, allora ministro dei lavori
pubblici e che poi diverrà segretario della Democrazia cristiana nazionale. Era
lui che durante le campagne elettorali teneva i comizi più seguiti. Possedeva una
buona dialettica, aveva il gusto del motto di spirito e una buona dose di
“faccia tosta” di fronte alla gente. Intonato, fu lui uno dei protagonisti del
“Festival della canzone altavillese” tenuto
nella prima metà degli anni ’50. Fu poi apprezzato corrispondente de
“Il Mattino”.
Si trasferì in seguito con tutta la famiglia a Salerno, dove vive, godendosi la sua pensione.
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