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domenica 23 ottobre 2011

Il privilegio di noi silentini...


Un privilegio di Altavilla è quello di  racchiudere all’interno del proprio territorio una singolare rappresentazione del variegato mondo della provincia salernitana e non solo. Risalendo per il corso del Sele si può arrivare fin nell’Irpinia e da qui verso la Lucania e i granai pugliesi. Dalle sponde del  Calore si incontrano gli Alburni e poi il cuore del Cilento. Facendo una deviazione su per il passo della Sentinella siamo nel Vallo di Diano. Sono i percorsi della storia del passato ma anche dell’economia moderna. Dalla piazza del paese silentino  basta portarsi verso il Piano delle Rose o Tempa della Guardia per trovarsi ad un palmo di naso dai tre quarti dell’intera provincia che osservi dall’alto. Altavilla è una comunità che naturalmente si è aperta agli scambi con chi vive ed opera nei dintorni.  Almeno la metà dei nostri cognomi ci raccontano storie di immigrazione dai paesi vicini. A partire da queste tracce che stanno dentro la nostra memoria collettiva il nostro istituto di credito locale non poteva non fare la scelta di operare in orizzonti che superassero i nostri confini comunali. Alle nostre spalle, verso gli Alburni e lungo il corso del Calore, quasi aderendo al percorso dei pastori transumanti conosciuti più dai nostri nonni che dai nostri padri. Davanti, l’opzione più recente, quella che ha dovuto attendere la bonifica dalla palude, per  tornare a guardare verso le aree una volta popolate dagli etruschi. A Scalareta, per chi non lo sapesse, ci sono loro tracce . Verso il Sele abbiamo sempre guardato: non a caso al nostro nome è stato aggiunto, non a caso, un “silentino”.  I nostri meloni si andavano a vendere a Campagna e ad Oliveto. E’ il futuro che c’interessa: è lì che vivremo il più a lungo possibile. Ci sono nuove sfide: l’apertura internazionale che ci assicurerà un aeroporto finalmente aperto; la fruizione turistica dei nostri ambienti ancora ad alta ruralità; un’agricoltura sotto il segno della migliore ortofrutta d’Italia e di un’allevamento bufalino di qualità; dei beni culturali da utilizzare seriamente. Su questi aspetti c’è bisogno di dell’apporto dei migliori.

Oreste Mottola     (*)
*giornalista, collabora a "Il Mattino" ed è attualmente condirettore del settimanale “Unico”

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