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lunedì 15 marzo 2010

Gigino Di Lascio, il professore delle utopie concrete

Oreste Mottola (*)



"La dimostrazione matematica dell'esistenza di Dio secondo K. Godel, conferenza a cura del professore Luigi Di Lascio", diceva il cartello che dava appuntamento nella sala conferenze della biblioteca comunale di Capaccio Scalo. Il 30 marzo, l'anno scorso, di venerdì, presi di sorpresa, trenta - quaranta persone, discussero di religione. Sì perché Gigino Di Lascio, come nella sua Capaccio era universalmente conosciuto, prima di tutto era francescano: a San Francesco D'Assisi fece intitolare perfino il suo condominio. Era poi fuzzysta, un linguaggio che unisce matematica e logica, una disciplina che lui andava ad insegnare in serie università inglesi ed americane e che serve per creare software biomedico. Sui sistemi fuzzy il primo corso universitario in Italia lo ha tenuto lui. E poi? Era un "anticotrenista", una strana congrega che discetta di binari e difende i diritti dei pendolari, alla testa, "ma senza tessere, dirigenti e gerarchie" - sento che me lo dice da lassù - con l'amico Sergio Vecchio. La sua massima di vita? "Prima di tutto viene la modestia, perché così qualche cosa sempre l'accucchi". L'accumuli, la metti assieme. Gigi Di Lascio amava incastonare la parola cilentana nel suo discorrere. Comunista? Da ex sessantottino lo era stato, ma la preminenza l'aveva data sempre al cristianesimo. Poi c'era l'ironia. Ed il senso della sua comunità, di una Capaccio - Paestum che metteva sopra ad ogni cosa, lui che pure - per le sue frequentazioni - apparteneva al mondo. Era stato anche il fondatore della Croce Rossa locale, vi ha lavorato per anni, dalle 6 alle 14, ogni domenica. "L'unica cosa che mi dispiaceva era vedere che gli autisti delle autoambulanze che correvano troppo. Era necessario, però...". Difensore della Costituzione del 1948, animatore della battaglia per riaprire il cinema Myriam. "Una vita tra scienza e politica", abbiamo titolato su di te a "Il Mattino" ed io sono sicuro che questa volta avresti approvato, magari prendendotelo come slogan per l'ultima campagna elettorale della sua vita, arrivata ad oltre trent'anni da quelle vissute da giovane. Ma pieno di energia ed entusiasta. Sulla soglia dei sessant'anni confessavi di avere ancora il sogno di fare un film o recitare in una commedia teatrale. Con Andrea D'Ambrosio e Alberto Franco ci lavorava ad un film - documentario sul pellegrinaggio a piedi - del 15 agosto - della gente della Piana del Sele verso la Madonna del Granato. C'eri sempre, in prima fila, da semplice fedele. "Prima o poi incontrerò un greco antico, vestito di bianco e con i sandali ai piedi, che si unirà a me", confida ad Andrea D'Ambrosio.

In redazione, ad "Unico", ci venne con Sergio Vecchio. Era accaduto che un sindaco di Capaccio avesse annunciato che nei dintorni di Paestum ci fosse bisogno di altri 20mila posti letto. Lui fece i conti sulle poche centinaia di decimetri quadrati sarebbero restati a disposizione d'ogni bagnante. "Mò sta cosa se tu la pubblichi è quello chi si metterà le mani nei capelli e dirà chist' è turnate e che bbole mò...". Perché per oltre due decenni Gigino Di Lascio si era dedicato a fare il professore ed aveva abbandonato l'attività politica. E da quell'intervista, nata per caso, nacque un rapporto che è andato avanti per almeno cinque anni. Eravamo di paesi diversi, e dalle nostre parti la globalizzazione è arrivata in ritardo, e sotto ad un campanile c'è ancora un mondo che una volta era quasi esclusivo, per non dire totalizzante.

Io ero "il giornalista amico", e ti pressavo per avere i tuoi articoli da mettere sul nostro giornale. Poi ti rapì la voglia di impegno politico diretto. Non scrivevi più, correttamente, com'era nel tuo stile. E si creavano pure screzi. Momenti che tu superavi subito. "Va bene così. Non sono d'accordo, ma prendo atto. Andiamo oltre, però...", era tutto ciò che dicevi. Ciò che ti stava a cuore era "la rinascenza", infondere nella moderna Capaccio lo spirito che animava la più bella delle città della Magna Graecia. Dove venne inventata la democrazia. E nessuno si ammalava, raccontavi.

Ciao Gigino, per noi sei stato tu l'antico pestano sapiente che sognavi di incontrare.



(*) Condirettore del settimanale "Unico" di Capaccio - Paestum, corrispondente de "Il Mattino" .

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